sabato 12 luglio 2014

un po di... Dhoro Wot!!!

E' il nostro piatto più tipico, quello che viene fatto in ogni angolo d'etiopia. Non c'è capanna, tukul o baracca in tutta Etiopia dove, in un momento di festa, non venga preparato il Dhoro Wot, ovvero Stufato di Pollo. Gustoso, profumato, speziato e piccante, Questo piatto è la base per un ristorante Etiope. All'ospite, oltre al pezzo di pollo più gustoso, vengono riservate anche le uova sode, che sono una ghiottoneria molto rara; infatti le uova normalmente non vengono mangiate, ma si lasciano "covare" dalle galline per avere nuovi polli.

Per questa volta, vi mostriamo come lo prepariamo noi, con questo video. Vi ispira? allora vi aspettiamo per farvelo gustare al Ketfò!!!!


sabato 12 aprile 2014

Bunna, il caffè Etiope...


Il termine per indicare il caffè è simile in quasi tutto il mondo: cafè, kofye, kahawa, kaffa, kave e tanti altri… Ma in Etiopia sua patria di origine si dice “bunna”. Si, il caffè è nato in Etiopia.

La storia narra che fu introdotto dall’Etiopia nello Yemen nel XIV sec., dove acquisì la denominazione araba di qahweh (kaffa), la regione etiope dove furono scoperte le prime piante. Secondo la tradizione, Kaldi un giovane pastore di Kaffa, fu sorpreso nel vedere le sue capre pigre e sonnolenti risvegliarsi improvvisamente, saltellanti e tutte eccitate dopo aver mangiato certe bacche. Anche Kaldi le assaggiò e le trovò stimolanti. La leggenda continua con l’arrivo di un monaco che trovato Kaldi in questo stato di euforia, pensò di provare a sua volta le bacche. Quella notte, durante un’estenuate preghiera, si sorprese molto più sveglio e con la mente più attenta e acuta delle altre volte. Trasmise così a tutti i monaci dei monasteri vicini il segreto delle bacche, che resero a Dio le proprie preghiere senza più essere disturbati dal sonno. Ben presto tutti i monaci in Etiopia diffusero l’usanza di masticare questa bacca. Per molti secoli dopo la sua scoperta, il  caffè fa mangiato e non bevuto. Le bacche erano assunte sia intere che sminuzzate e mescolate al ghi (burro bollito), una pratica ancora in uso nelle terre più remote delle provincie di Kaffa e Sidamo. Fra i successivi miglioramenti ci furono una varietà di vino, fatta con la polpa fermentata, e un miscuglio prodotto dai frutti essiccati e dai chicchi. La pratica di ricavare un infuso dai chicchi arrostiti fu introdotta solo nel XIII sec., da allora si è diffusa rapidamente anche nel resto del mondo.


Il caffè è molto diffuso in Etiopia, ed è uno dei prodotti più esportati e redditizi del paese. Un tipico pasto etiope è seguito da una elaborata cerimonia del caffè. Dopo aver deliziato gli ospiti con injera e wot, una delle donne di casa con molta calma dà inizio al rituale. Sparge erba fresca per terra in un angolo della stanza, per portare dentro un po’ della fragranza e della freschezza che c’è fuori. Si siede a sua volta nell’angolo su uno sgabello basso, accanto a un braciere di carbone e accende l’incenso, aumentando il fascino dell’atmosfera. Di solito prepara qualcosa da mangiucchiare spesso popcorn, distribuendolo fra gli invitati. Poi arrostisce i chicchi verdi di caffè, agitandoli in una scodella concava per farli tostare uniformemente. Tostati i chicchi al punto giusto, torna al tavolo e agita la scodella bollente affinché tutti ne possano odorare la fragranza, poi scompare nella parte inferiore della casa. Da lì arrivano i rumori del mortaio e del pestello che stanno polverizzando i chicchi. La donna riappare con la tradizionale brocca d’argilla tonda e panciuta alla base, con un lungo collo laterale che termina in un beccuccio.





Dopo aver riscaldato l’acqua della brocca, aggiunge il caffè e porta il tutto a bollore. Poi lo versa in tazzine senza manico, aggiunge  lo zucchero e spesso un ramoscello di ruta. A questo punto il caffè è pronto per essere servito. Il suo gusto è corposo, intenso e non amaro. Quando tutti hanno bevuto, la donna raccoglie le tazze, aggiunge altra acqua e prepara il secondo giro, usando gli stessi chicchi. La tradizione vuole che se ne faccia anche un terzo, se gli ospiti lo desiderano. In Etiopia si dice che il primo giro, più forte, è per i padri, il secondo per le madri e il terzo, il più debole, per i bambini. Lasciarsi tentare dal terzo giro è molto facile, specie dopo un pasto impegnativo, ma attenzione può capitare di rimanere svegli tutta la notte. Ma siamo in Etiopia i ritmi sono lenti, vale la pena di dormire di giorno e restare svegli tutta la notte per vedere le stelle di questa Africa antica e magica.



domenica 6 aprile 2014

show, no show...

Spesso si sottovalutano alcune cose che magari con un pizzico di coraggio potrebbero evitare piccoli inconvenienti, sopratutto perché non difficili da gestire.

L'organizzazione di un ristorante prevede infatti che si scelgano le migliori materie prime quotidianamente, in modo da avere tutto fresco ed incontaminato. Vanno poi gestiti il personale e gli orari, così che tutti abbiano il loro lavoro da fare, nel migliore dei modi. Per ultima va gestita la sala nella sua interezza, la composizione dei tavoli, le prenotazioni, i vari menù e, infine, aprire la porta del ristorante ed accogliervi. Perché vi dico tutto ciò? Perché qualcuno, fortunatamente pochissimi, ha però l'abitudine di prenotare un tavolo e poi non presentarsi, senza avvisare. Ecco, questa è una problematica non da poco, sopratutto in un locale "che lavora", e che scombina gli equilibri. Vi faccio un esempio: nel weekend spesso rifiutiamo (a malincuore) parecchie prenotazioni perchè la sala è al completo, e come sapete generalmente non facciamo il famoso "giro ad orari" con i tavoli, ovvero prenotare lo stesso tavolo ad orari differenti a più persone.

Se non potete più venire, per un qualunque motivo e per il quale, credetemi, non dovete darci delle spiegazioni, la cosa più corretta che potete (e dovreste) fare è unicamente quella di avvisarci ed evitare così di fare un "no show", ovvero una non-presenza. Questo perchè innanzitutto è una correttezza, poi perchè il vostro tavolo possiamo riservarlo a qualcun altro senza dover rifiutare la sua prenotazione, e per ultimo perchè la gentilezza che vi riserviamo ogni sera al Ketfò credo valga una telefonata.

D'altronde se fossimo invitati a casa vostra, e dopo che avete cucinato tutto il giorno non ci presentassimo, come ci rimarreste? :)

venerdì 14 marzo 2014

Perchè il buffet vegano del venerdì?

Inauguriamo il nostro Blog con qualche parola spesa per il buffet vegano, che oltre ad essere molto in voga ed apprezzato dai nostri clienti, ha radici profonde e millenarie.




[da Wikipedia]
"La Chiesa Etiopica prescrive un certo numero di giorni di digiuno (tsom Ge'ez: ጾም ṣōm), che comprendono i mercoledì, i venerdì e l'intero periodo della quaresima, pertanto la cucina etiopica è costituita da molti piatti appartenenti alla cucina vegana (in amaricoye-tsom የጾም ye-ṣōm, in tigrinonay-tsom ናይጾም nāy-ṣōm)."

Poichè il mercoledì siamo chiusi per turno, ci è sembrato doveroso dedicare il venerdì a questa salutare e gustosa pratica che comprende (oltre ai tipici piatti vegani etiopi quali lo shirò, il messer, il nufrò ecc. ) tutta una gamma di piatti particolarissimi e curati, con verdure e legumi di stagione. 

Molto apprezzate per esempio sono le nostre polpettine di rapa rossa e lupini, così come la pizza etiope, il cous cous alle verdure, il sushi vegan e tante altre scelte.

Ogni settimana quindi, al costo di 10 euro a persona, è possibile scegliere oltre 20 portate differenti, senza limite di quantità.